martedì 8 dicembre 2015

Le nuove dipendenze (di Stefano Cifelli)


Per dipendenza si intende una alterazione del comportamento che da semplice o comune abitudine diventa una ricerca esagerata e patologica del piacere attraverso mezzi o sostanze o comportamenti che sfociano nella condizione patologica. L'individuo dipendente tende a perdere la capacità di un controllo sull'abitudine [1].

Ho scelto, tra le tante definizioni di dipendenza, quella della Associazione americana sullo studio della dipendenza, perché comprende i due aspetti sui quali la dipendenza agisce: quello fisico, e quello psicologico.
Originariamente, in ambito psichiatrico, individuava la dipendenza descrivendola dal punto di vista fisiologico, e quindi, il manuale diagnostico poneva l’accento sulle dipendenze fisiologiche, come quella da droghe, alcool, ed altre sostanze psicotrope.
Successivamente, col progredire degli studi in campo neurologico e psicologico, la diagnostica si è orientata anche verso l’individuazione e lo studio delle dipendenze psicologiche, le quali sono più subdole e difficili al trattamento terapeutico, in quanto agiscono ed alterano lo stato psichico e comportamentale della persona. Questo nuovo approccio, che da il titolo al mio articolo, è contemplato marginalmente nel manuale diagnostico psichiatrico, e deriva essenzialmente dalla letteratura psicologica sviluppatasi a partire dagli anni 60.
Difatti, la dipendenza fisica, prodotta essenzialmente dai condizionamenti neurobiologici, è superabile con relativa facilità; la dipendenza psichica, difficile punto nodale della tossicodipendenza (e con questo termine non si pensi solo alle droghe), richiede interventi terapeutici lenti, complessi e ad ampio raggio, coinvolgendo spesso i familiari che stanno attorno alla persona dipendente. 
Le forme più gravi di dipendenza, comportano dipendenza fisica e psichica con compulsività, cioè, ad esempio, con bisogno di assunzione ripetuta della droga da cui si dipende per risperimentarne l'effetto psichico ed evitare la sindrome di astinenza.
La compulsività si associa al bisogno di assumere la droga (e in genere la sostanza o il comportamento stimolante la dopamina) in dosi sempre maggiori, perché si crea assuefazione, con un innalzamento della soglia di tolleranza e nello stesso tempo desensibilizzazione: per avere lo stesso piacere nei recettori servono quantità maggiori di dopamina (che vengono tollerate, ma allo stesso tempo si è meno sensibili), e in secondo luogo a parità di dopamina prodotta nel cervello servono quantità sempre maggiori dello stimolante.
Dal punto di vista biologico, la dipendenza si presenta non solo con un eccesso dei neurotrasmettitori (dopamina), ma anche di un loro deficit. Ad esempio, la coazione a ripetere e la mania di ordine e pulizia si manifestano come una dipendenza, e sono sintomi di una carenza di serotonina.
Come accennato sopra, l’uso di droghe non è l’unica modalità attraverso la quale si innesca la dipendenza biologica: esiste anche dipendenza da alcool, caffè, tabacco.
Ci sono poi le dipendenze strettamente psicologiche, non legate necessariamente a quelle da sostanze, ma che, in definitiva, agiscono in sinergia con la dipendenza biologica, amplificandola e assicurandone la ripetitività (coazione a ripetere). 
La dipendenza psicologica non è necessariamente più debole, inoltre non puo' esistere dipendenza fisica senza quella mentale, mentre il contrario puo' accadere. L'oggetto o la sostanza  verso cui si diventa dipendenti diventano un mezzo per affrontare le proprie insicurezze.
L’elenco è abbastanza vasto: si passa dalle dipendenze dal cibo (anoressia, bulimia, vomiting, binge eating, al sesso (dipendenza sessuale, masturbazione compulsiva), al lavoro, ai comportamenti come il gioco d'azzardo patologico, lo shopping compulsivo, la tv, internet, i videogame.
La sintomatologia delle dipendenze psicologiche è caratterizzata da: sbalzi di umore, perdita della cognizione del tempo, mal di testa.
Una dipendenza abbastanza frequente è quella del gioco d'azzardo, difficile da curare (anche perché, con la crisi economica, lo Stato ha pensato bene di autorizzare l’attività di vari punti del gioco d’azzardo su tutto il territorio).
Uno studio del 2007 [2] ha mostrato per la prima volta le aree del cervello coinvolte nel processo decisionale. I neuroni della corteccia orbitofrontale e della cingolata anteriore sono le aree del cervello attivate per prendere qualsiasi decisione, sia cruciali (il tipo di scuola, un lavoro) sia che si tratti di scelte banali (come mangiare o bere qualcosa). Rispettivamente, l'attività neuronale viene modulata nella orbifrontale in proporzione alla gravità della decisione (identificare l'alternativa migliore), e nella cingolata in base alla rispondenza alle aspettative di partenza (seguire l'alternativa che si è valutata migliore).
La cingolata anteriore era oggetto degli stimoli più forti per il confronto fra pay-off atteso, probabilità di successo e costo in termini di tempo e sforzo richiesti.
A riprova, chi presentava danni in queste aree tendeva a comportamenti autolesionistici, con la stessa dinamica delle dipendenze, vale a dire a scegliere l'alternativa peggiore e meno soddisfacente per sé, in modo consapevole e non. Da confermare con ulteriori studi, non adegua l'attività neuronale e quindi i tempi all'importanza della decisioni (impulsività su scelte cruciali, contro tempi lunghi per decisioni del quotidiano).
Dal punto di vista diagnostico, il manuale DSM IV, e V, sia pur con lievi differenze, danno una definizione delle dipendenza dal punto di vista essenzialmente fisiologico.
Per trovare una definizione strettamente legata agli aspetti psicologici e comportamentali, dobbiamo partire da alcuni criteri elencati nel manuale diagnostico, ed integrarli con vari studi succedutasi nel corso del tempo nella letteratura psicologica.
In particolare, nel 2006 è stata pubblicata in Italia una ipotesi di nuovi criteri diagnostici delle dipendenze patologiche o addictions[3]:
A) Persistente e ricorrente comportamento di dipendenza maladattivo che conduce a menomazione o disagio clinicamente significativi, come indicato da un totale di cinque (o più) dei seguenti criteri [con almeno due da (1), di cui uno è (c), due da (2) e uno da (3)] per un periodo di tempo non inferiore ai 12 mesi.
1) Ossessività
a) pensieri e immagini ricorsivi circa le esperienze di dipendenza o le ideazioni relative alla dipendenza (per es. è eccessivamente assorbito nel rivivere esperienze di dipendenza passate o nel fantasticare o programmare le esperienze di dipendenza future);
b) i pensieri e le immagini relativi al comportamento di dipendenza sono intrusivi e costituiscono tensione ed eccitazione inappropriate e causano ansia o disagio marcati;
c) in qualche momento del disturbo la persona ha riconosciuto che i pensieri e le immagini sono prodotti della propria mente (e non suscitati dall’esterno).

2) Impulsività
a) irrequietezza, ansia, irritabilità o agitazione quando non è possibile mettere in atto il comportamento di dipendenza;
b) ricorrente incapacità di resistere e di regolare i desideri di dipendenza inappropriati e gli impulsi a mettere in atto il comportamento di dipendenza.

3) Compulsività
a) comportamenti di dipendenza ripetitivi che la persona si sente obbligata a mettere in atto, anche contro la sua stessa volontà, nonostante le possibili conseguenze negative, come conseguenza delle fantasie di dipendenza ricorrenti e del deficit del controllo degli impulsi;
b) i comportamenti o le azioni di dipendenza coatti sono volti a evitare o prevenire stati di disagio o per alleviare un umore disforico (per es. sentimenti di impotenza, irritabilità, inadeguatezza).
B) I pensieri e i comportamenti di dipendenza ricorrenti e compulsivi impegnano il soggetto per la maggior parte del tempo, o interferiscono significativamente con le sue normali abitudini, con il funzionamento lavorativo (o scolastico), o con le attività o le relazioni sociali usuali.
C) I pensieri e i comportamenti di dipendenza ricorrenti e compulsivi non avvengono esclusivamente durante un episodio maniacale, o condizioni mediche generali.
Quindi, questa diagnosi del 2006, pone l’accento su elementi ossessivo compulsivi, e sugli alti livelli di ansia, associati più o meno a una qualche consapevolezza, quindi l’individuo non perde il contatto con la realtà; tutto cio’ fa pensare ad un quadro psicologico marcatamente nevrotico.
In senso lato, la Sindrome da Dipendenza o Dipendenza Patologica è anche prodotta semplicemente dalla ripetizione di qualsiasi comportamento che assume rilevanza psicologica per l’individuo, nel senso soprattutto di riduzione di stati emotivo-affettivi percepiti negativamente e contemporaneamente di intensificazioni ed esaltazione di stati positivi di percezione di sè e del mondo.
Passando brevemente all’esame dei possibili fattori di rischio che innescano i processi di dipendenza,  gli studi hanno messo in luce l’importanza del clima familiare, dello stile educativo e dello stile di vita di una persona nell’indurre quello stato di fragilità psicologica che può condurre alla dipendenza. Non si pensi quindi che il tutto sia riducibile a stati psicopatologici, ma anche e soprattutto,  stati emotivi non gestiti adeguatamente dalla persona, conducono alla sintomatologia descritta. Questi fattori incidono maggiormente durante l’adolescenza quando l’identità è per sua natura fragile e poco strutturata.
L'approccio terapeutico più recente contro le dipendenze risulta quello multidisciplinare, con intervento mirato sia in ambito biologico che psicologico. Recentemente gli studi hanno evidenziato come dipendenze fisiologiche e psicologiche hanno in comune, oltre che la similarità nei diversi sintomi, anche un’elevata frequenza di condizioni di poli-dipendenza, - ossia la compresenza di una o più dipendenze da sostanze e comportamenti nella stessa persona - di cross-dipendenza - ossia il passaggio nella storia della vita della persona da una dipendenza ad un’altra e - la similarità nei principali fattori di rischio - ossia impulsività, ricerca di sensazione, esposizione precoce, familiarità e nei fattori di protezione - ossia controllo genitoriale, adeguate capacità metacognitive. La terapia psicologica, individuale o di gruppo, si prefigge l'obiettivo di spingere il soggetto a superare l'ossessiva percezione del bisogno della sostanza o comportamento da cui è dipendente. Esistono inoltre molte associazioni che utilizzano il programma di recupero del gruppo di "auto aiuto" come terapia contro svariate forme di dipendenza.
  



[1] American Society for Addiction Medicine, Definition of Addiction, 2012.
[2] Orbitofrontal Cortex and Its Contribution to Decision-Making , Jonathan D. Wallis, Annual Review of Neuroscience, Vol. 30: 31-56 (Volume publication date July 2007) First published online as a Review in Advance on April 6, 2007
[3] Daniele La Barbera, Vincenzo Caretti, Giuseppe Craparo, Ipotesi di nuovi criteri diagnostici per l'addiction, in & P Salute e Prevenzione, nº 43, 2006


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