domenica 28 settembre 2014

Qualche volta la vita va tenuta al guinzaglio (di Stefano Cifelli)

Ho partecipato di recente ad una conferenza dal tema “bambini, adolescenti, educazione alla tecnologia”.
Nel dibattimento mi ha colpito in particolare uno psicologo, che ha narrato un episodio personale accaduto in ambito professionale.
La scena si svolge in un ambulatorio. All’interno di questo c’era un ragazzo tra i pazienti, con al seguito un grosso cane, tenuto libero. Ad un certo punto entra una ragazza con problemi di tossicodipendenza, che teneva al guinzaglio un cane di piccola taglia. Appena entra, i due cani cominciano ad agitarsi e si sfidano l’uno contro l’altro. Naturalmente il cane più piccolo ha avuto la peggio. Cosicché, la ragazza vedendo il suo cane ridotto in malo modo, dice: “Qualche volta la vita va tenuta al guinzaglio!”
Così, nella conferenza, lo psicologo afferma di aver imparato di più in pochi minuti da una semplice ragazza, che a studiare sui libri per diversi anni. Quella ragazza, in quella situazione, aveva ricordato allo psicologo un concetto fondamentale: i bambini e gli adolescenti hanno bisogno di “un guinzaglio”, cioè hanno bisogno di sapere fin dove possono arrivare. In buona sostanza, si sta parlando dei limiti. E’ importante che, il bambino o l’adolescente, capiscano fin dove è consentito loro di agire, quali sono le cose che si possono fare e quali sono quelle non buone, che impediscono loro un sano sviluppo psicologico. E questo discorso è strettamente correlato alla definizione dell’”io”, della propria identità. Per fare un esempio calzante, il nostro corpo si definisce, si distingue dal resto che lo circonda, perché ha dei “confini” ben precisi: io posso individuare la mia mano, il mio braccio, e tutto il resto, appunto perché il mio corpo è situato entro confini di spazio delimitati. In questo modo riesco ad avere una percezione del mio corpo. Allo stesso modo, riesco ad avere una percezione della mia identità, riesco a capire chi sono “io” tramite altro tipo di confini: sono i limiti che i genitori e la società mi hanno indicato. Quindi, una buona educazione che bilancia in modo adeguato la libertà di espressione dell’individuo con i necessari limiti consigliati da una armoniosa convivenza con gli altri, costituisce la premessa per uno sano sviluppo del bambino/adolescente.
In conclusione, come ha detto la ragazza del racconto, a volte la libertà di espressione individuale ha bisogno del “guinzaglio” delle regole consigliateci dai genitori e dalla società!

lunedì 18 agosto 2014

OMOSESSUALITA’ E DINTORNI: DUE TESI A CONFRONTO (Mauro Fornaro e Vittorio Lingiardi)

OMOSESSUALITA’ E DINTORNI: DUE TESI A CONFRONTO (prefazione di Stefano Cifelli)


Dedico il presente articolo alla trattazione di un argomento di rilevante importanza sociale, soprattutto per le conseguenze sociali dell’accettazione del “diverso”, e le conseguenze individuali di sentirsi accettato.
Rilevo fin da subito che non sono d’accordo con le teorie di matrice psicoanalitica che, pur affermando che l’omosessualità non può considerarsi psicologicamente una malattia, definiscono l’omosessuale come una persona che ha avuto uno sviluppo psicosessuale “incompleto”, e quindi ricerca relazioni sessuali “immature”. Aggiungo inoltre che, secondo una teoria bio-evoluzionista, l’omosessualità esisterebbe in natura in quanto avrebbe una precisa funzione di “difesa naturale” della specie: quella di contenere il numero della popolazione, al fine di evitare i rischi di un sovraffollamento del pianeta.
Ora espongo qui di seguito due dissertazioni, di opinioni opposte, rispettivamente a cura di Mauro Fornaro e Vittorio Lingiardi.


lunedì 28 luglio 2014

I surrogati dell’amore (di Stefano Cifelli)


Mi capita talvolta di vedere sui social network video o foto che ritraggono animali domestici, che imitano atteggiamenti e comportamenti tipici di una persona: un gatto che succhia un biberon tra le braccia amorevoli del suo “padrone” (termine che personalmente non digerisco), un delizioso cagnolino che gioca col suo “padroncino” dietro lo sguardo amorevole e compiaciuto della mamma, un altro gatto intento ad essere nutrito da una donna che, ogni volta che lascia un boccone pronuncia la parola “mamma” e l’animale risponde con un miagolio impostato sullo stesso tono, che sembra quasi ripetere la parola “mamma”…..gli esempi in rete sono molti.

mercoledì 9 luglio 2014

Le basi psicologiche del razzismo (di Stefano Cifelli)





Nel linguaggio comune si crede che xenofobia e razzismo siano la stessa cosa, ma non è così.
Il razzismo consiste nell’idea che la specie umana possa essere suddivisibile in razze biologicamente distinte, caratterizzate da diverse capacità intellettive, valoriali o morali, con la conseguente convinzione che sia possibile determinare una gerarchia secondo cui un particolare, ipotetico, raggruppamento razzialmente definito possa essere definito superiore o inferiore a un altro”[1].

mercoledì 2 luglio 2014

La valutazione dello sviluppo metalinguistico per bambini dai 4 ai 6 anni: il TAM1 (di Stefano Cifelli)

La valutazione dello sviluppo metalinguistico per bambini dai 4 ai 6 anni: il TAM1

“Qualche volta i bambini non mangiano la minestra”

La capacità di avere amici (di Stefano Cifelli)

Introduzione.

Nel presente lavoro si tenterà di illustrare come  il fatto di fare amicizia con i pari non sia così semplice e lineare come comunemente si crede, ma è un processo che richiede specifiche competenze, sia individuali che sociali. Quanto appena affermato è ben rappresentato dal titolo del presente lavoro, intitolato appunto “La capacità di avere amici”.

“L’intelligenza emotiva: una definizione ed una analisi dei possibili fattori causali” (di Stefano Cifelli)

L’intelligenza emotiva: che cos’è e perché è importante?
L’interesse scientifico a quella che viene oggi definita “intelligenza emotiva”, ha avuto una crescita esponenziale intorno agli anni ’90, allorquando si assistette alla pubblicazione di una miriade di articoli e di libri sull’argomento.
Fino a quel momento il concetto di intelligenza era riferito esclusivamente ai soli fattori cognitivi, rilevabili tramite la loro misurazione con il metodo del Q. I., introdotto da Simon-Binet.

La trasformazione dell’immagine delle competenze neonatali fra gli anni ’60 e gli anni ’70 (di Stefano Cifelli)

Introduzione.

Il presente lavoro si prefigge di illustrare, attraverso un esame della letteratura pubblicata nel corso degli anni, i passaggi attraverso i quali si è arrivati alla attuale immagine delle competenze neonatali. In particolare, i primi studi sul tema descrivevano un neonato pressoché incapace di interagire con l’ambiente esterno, ma poi gli studi successivi hanno evidenziato che il neonato ha delle competenze, è un essere attivo in grado di interagire col mondo circostante.