mercoledì 31 luglio 2019

Perché proviamo vergogna? Per difenderci (di M.F. Fortunato, tratto da La Repubblica del 13/09/2018)

Non è un'invenzione culturale, ma fa parte della nostra cultura ed è universale, dice un team di ricercatori delle Università di Santa Barbara e Montreal: "Per i nostri antenati era un modo per sopravvivere, perché perdere la stima degli altri poteva esporre a rischi"

 Nel racconto biblico la vergogna, sconosciuta nel paradiso terrestre, compare quando Adamo ed Eva disubbidiscono a Dio e mangiano il frutto proibito. Emozione inutile e sgradevole per alcuni, condizione da curare per altri, costruzione culturale secondo un approccio diffuso, quale funzione bisogna assegnarle? Secondo un gruppo di ricercatori di Santa Barbara, che ha appena pubblicato il suo studio (1) su Pnas, nessuna di quelle tradizionalmente riconosciute in letteratura.
La vergogna, spiegano Daniel Sznycer e colleghi, è una strategia di difesa, fa parte del nostro corredo biologico e ha avuto un ruolo nell'evoluzione dell'uomo. I nostri antenati vivevano in piccoli gruppi ed erano spesso esposti a rischi e minacce di varie natura. Poter contare sul sostegno dei propri pari era essenziale per poter sopravvivere, ma ricevere il loro aiuto poteva dirsi scontato? Perdere la stima dei membri del proprio gruppo poteva significare anche dire addio al loro soccorso e allora, prima di compiere ogni azione, diventava cruciale fare un calcolo costi-benefici. Vale la pena rubare quel cibo agli altri se rischio di essere emarginato dal mio gruppo e ritrovarmi solo davanti a una minaccia? È qui, hanno anticipato i ricercatori, che la vergogna esercita una funzione essenziale: ci aiuta a prevedere il giudizio negativo degli altri quando commettiamo una data azione.
"La vergogna funziona come il dolore, che serve a prevenire ulteriori danni al nostro organismo - spiega Sznycer - Nello stesso modo la funzione della vergogna è quella di difendere le nostre relazioni sociali, prevenendo rotture, o di spingerci a recuperare rapporti, quando li incriniamo".
Per testare la loro ipotesi, i ricercatori hanno sottoposto a un test quindici diversi gruppi sociali, provenienti da tutto il mondo e diversi per lingua, abitudini, ambiente e organizzazione economica. Se la vergogna è un meccanismo di difesa, basato su un sistema neurale, deve allora essere universale. Ed è proprio quello che lo studio ha riscontrato dalle isole Mauritius alla Mongolia, passando per l'Amazzonia: la valutazione negativa espressa dalla comunità rispetto alle azioni elencate dai ricercatori corrispondeva all'intensità della vergogna provata al pensiero di compierle.
"La vergogna non ha una buona reputazione - commenta Sznycer - ma uno sguardo attento indica che questa emozione è una raffinata specializzazione: aiuta a evitare scelte dannose e a trarre il meglio da una situazione negativa".




NOTE:

(1) Cross-cultural invariances in the architecture of shame, AA.VV., PNAS, 2018

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