Non è un'invenzione culturale, ma fa parte della nostra cultura ed è
universale, dice un team di ricercatori delle Università di Santa
Barbara e Montreal: "Per i nostri antenati era un modo per sopravvivere,
perché perdere la stima degli altri poteva esporre a rischi"
Nel racconto biblico la vergogna,
sconosciuta nel paradiso terrestre, compare quando Adamo ed Eva
disubbidiscono a Dio e mangiano il frutto proibito. Emozione inutile e
sgradevole per alcuni, condizione da curare per altri, costruzione
culturale secondo un approccio diffuso, quale funzione bisogna
assegnarle? Secondo un gruppo di ricercatori di Santa Barbara, che ha
appena pubblicato il suo studio (1) su Pnas, nessuna di quelle tradizionalmente riconosciute in letteratura.
La vergogna, spiegano
Per testare la loro ipotesi, i ricercatori hanno sottoposto a un test
quindici diversi gruppi sociali, provenienti da tutto il mondo e diversi
per lingua, abitudini, ambiente e organizzazione economica. Se la
vergogna è un meccanismo di difesa, basato su un sistema neurale, deve
allora essere universale. Ed è proprio quello che lo studio ha
riscontrato dalle isole Mauritius alla Mongolia, passando per
l'Amazzonia: la valutazione negativa espressa dalla comunità rispetto
alle azioni elencate dai ricercatori corrispondeva all'intensità della
vergogna provata al pensiero di compierle.
"La vergogna non ha una buona reputazione - commenta
Cross-cultural invariances in the architecture of shame, AA.VV., PNAS, 2018
Nessun commento:
Posta un commento