Quando sono molto piccoli riescno ad associare la vista e i suoni che la
esprimono. A sostenerlo una ricerca dell'università di Ginevra
Piangono se hanno fame, strepitano se sono
arrabbiati, sorridono se sono felici e appagati: i bambini sanno farsi
capire benissimo. Ma lo sanno fare il contrario? Sanno anche
intrepretare le emozioni dei loro genitori e capire, loro se gli altri
sono felici, o arrabbiati? Uno studio (1) preliminare
appena pubblicato su Plos One da psicologi dell’università di Ginevra
dice che sì, lo sanno fare. A soli sei mesi – secondo la ricerca - i
neonati sanno identificare le emozioni altrui, non solo i volti, non
solo le voci, ma proprio le emozioni.
La capacità degli esseri umani di distinguere le espressioni degli altri
sembra si sviluppi nel corso del primo semestre di vita quando i
bambini già mostrano una predilezione per i volti che esprimono
felicità. Ma gli esperti svizzeri del Baby Lab (2),
la struttura dell’ateneo ginevrino che studia lo sviluppo senso-motorio
affettivo e sociale dell’età evolutiva, si sono però chiesti se a
quell’età sono davvero in grado di riconoscere emozioni o se invece più semplicemente distinguono le caratteristiche
dei volti e quelle delle voci. Per rispondere al quesito, i ricercatori
svizzeri hanno sottoposto 24 bambini di sei mesi a un esperimento: un
semplice esercizio in due fasi: nella prima i bambini erano poeti
davanti a uno schermo nero mentre ascoltavano una voce che felice,
arrabbiata o neutra, cioè priva di espressione, per 20 secondi.
Nella seconda fase agli stessi piccoli venivano mostrate immagini di
facce che esprimevano felicità o rabbia, per 10 secondi. Utilizzando il
monitoraggio oculare, in inglese "eye tracking", una tecnica che
in pratica misura dove e per quanto tempo si sofferma lo sguardo su un
particolare, e che recentemente è utilizzata spesso per indagare le
capacità cognitive e lo sviluppo in fase prelinguistica, gli autori
hanno valutato se il tempo trascorso a guardare l'una o l'altra faccia o
specifiche zone delle facce come la bocca o gli occhi, cambiava a
seconda della voce che avevano ascoltato. Se i bambini avessero guardato
i volti felici o arrabbiati allo stesso modo, hanno spiegato gli autori
in un nota rilasciata dall’ateneo svizzero, non sarebbe infatti stato
possibile concludere che ci fosse una differenza, “Invece, ha
riferito Amaya Palama, ricercatrice del BabyLab e
psicologa dello sviluppo, se avessero guardato una faccia molto più a
lungo dell’altra, avremmo potuto affermare che sono in grado di
individuare una differenza tra i due volti”.
Dopo aver ascoltato la voce felice i bambini si soffermavano di più, più
a lungo, a guardare la faccia arrabbiata (in particolare, hanno notato
gli autori a fissare la bocca della faccia arrabbiata). Una preferenza
visiva per la novità e per la sorpresa che secondo gli psicologi
dell’età evolutiva dimostra è indicativa dell’esistenza di una precoce
capacità di trasferire informazioni emotive sulla felicità dall'udito
alla modalità visiva.
In altri termini la capacità di comprendere, intuire, la felicità
stessa, l’emozione della felicità, non solo la sua espressione fisica o
il suono di una voce che alla felicità rimanda. Come dire che è meglio non barare o sottovalutare la presenza di bambini piccoli in casa perché tanto ancora non capiscono: i bambini capiscono, ci capiscono, evidentemente prima e più di quanto noi pensiamo.
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Note:
(1) Amaya Palama, Jennifer Malsert,Edouard Gentaz, Are 6-month-old human infants able to transfer
emotional information (happy or angry) from voices to faces? An
eye-tracking study, Aprile 2018, Ed. Jordy Kaufman, Swinburne University of Technology, Australia
(2) https://www.unige.ch/fapse/babylab/
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