venerdì 3 agosto 2018

L’82 per cento degli italiani non sa riconoscere una bufala sul web - dal rapporto "Infosfera", Università "Suor Orsola Benincasa"

 Gli italiani non si fidano dei social e non sono in grado di distinguere sul web una bufala da una notizia affidabile. È la fotografia del Paese che emerge dal rapporto "Infosfera", realizzato dal gruppo di ricerca sui mezzi di comunicazione di massa dell'università Suor Orsola Benincasa, guidato da Umberto Costantini, docente di Teoria e tecniche delle analisi di mercato, ed Eugenio Iorio, docente di Social media marketing.

Secondo lo studio l'87% degli italiani non crede nei social network come fonte di notizie credibili, mentre l'82% non è in grado di riconoscere una bufala che circola sul web. La ricerca sull'universo mediatico italiano, giunta alla sua seconda edizione, ha coinvolto un campione d'indagine superiore ai 1500 cittadini italiani, raccogliendo i dati sulla percezione del sistema mediatico, con particolare attenzione al livello di credibilità, fiducia e influenza delle fonti di informazione.
 Dalla ricerca emerge l'assoluta dipendenza degli italiani dal web. Il 95 per cento del campione utilizza quotidianamente internet, quasi il 70 per cento lo fa per più di tre ore al giorno e il 32 per cento per più di cinque ore. La metà di questo tempo è impiegata sui social network. Una vera e propria overdose da web che comporta stati d'ansia (8,68 per cento), insonnia (16,84 per cento), confusione e frustrazione (6,38 per cento), dolori di stomaco e mal di testa (8,36 per cento) e dimenticanze (9,93 per cento). I social media e i dispositivi digitali incidono anche sulle facoltà mentali dell'individuo, il pensiero profondo, l'attenzione e la memoria. Il 69,34 per cento degli italiani registra e memorizza le informazioni di cui ha bisogno sul telefono, mentre il 79,93 per cento degli italiani ritiene di essere in grado di trovare facilmente le notizie di cui ha bisogno e tende a fare un largo uso di free media piuttosto che di media a pagamento.

Gli italiani sono iperconnessi eppure si fidano poco del web e dei social. Per l'87,24 per cento degli italiani Facebook e compagni non offrono più opportunità di apprendere notizie credibili, ma per gli utenti questo non sembra costituire un problema. A riprova di ciò, per il 77,3 per cento le fake news non indeboliscono la democrazia. "È innegabile che si tratti di dati inquietanti - ha spiegato Eugenio Iorio, docente di Social media marketing all'Università Suor Orsola Benincasa e coordinatore scientifico della ricerca - perché in un'infosfera così configurata i cittadini/utenti, sprovvisti dei più elementari strumenti di analisi e di critica della realtà e privi di qualsiasi strumento di difesa, tendono ad avere una visione distorta della realtà, una visione sempre più prossima a quella desiderata dai manipolatori delle loro capacità cognitive". Da questo punto di vista diventa fondamentale il ruolo della formazione delle nuove generazione. "Il quadro negativo emerso dal rapporto Infosfera lancia un forte allarme al quale possono e debbono rispondere le scuole e le università impegnandosi nella formazione di una coscienza critica nei giovani che sia più preparata al bombardamento mediatico a cui oggi si viene sottoposti in maniera indiscriminata e incontrollata", ha detto il commissario dell'Agcom Mario Morcellini, a margine della presentazione del rapporto.

A quanto finora qui esposto, aggiungo una mia considerazione: in presenza di numerosi stimoli sensoriali, il cervello attua un processo di attenzione selettiva. Mi spiego meglio: la realtà che ci circonda è ricca e complessa e, attraverso i nostri organi di senso, arrivano al cervello una mole considerevole di stimoli, tale che non riesce ad elaborarli tutti. Quindi, il cervello è obbligato a fare una "scelta": in tal modo l'attenzione si concentra solo su alcuni stimoli scartandone altri, e diviene così "selettiva". Il criterio in base al quale le informazioni sono scelte dal nostro cervello dipende da una serie di fattori, tra i quali assume un ruolo preponderante le esperienze vissute fin dall'infanzia, le influenze culturali, familiari, i tratti caratteriali, eccetera. 
In estrema sintesi, il mio concetto è questo: il cervello "vede" solo quello che decide di vedere. Le informazioni vengono selezionate attraverso criteri poc'anzi illustrati e, di conseguenza, va alla ricerca, più o meno in modo inconsapevole, di quelle informazioni che confermano gli schemi mentali precostituiti. Per essere chiari, si pensi ad esempio come di fronte ad un medesimo evento, due persone pensano e reagiscono in maniera diversa, o addirittura diametralmente opposta. Come si dice anche nel linguaggio comune, hanno due punti di vista differenti. Tradotto in termini psicologici, hanno due schemi mentali diversi, perché hanno avuto esperienze diverse, influenze culturali, familiari, e caratteri diversi.
La ovvia conseguanza di tutto ciò è che l'individuo ricerca, più o meno consapevolmente, proprio quelle informazioni che "confermano" i propri schemi mentali.

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