lunedì 17 dicembre 2018

Come si sceglie il regalo giusto? Per gli psicologi è una questione di «scienza» (di Danilo di Diodoro)



Chi compra un oggetto può ritenere di sapere tutto dell’altra persona, ma raramente le cose stanno così. Anche chi crediamo di conoscere è spesso meno trasparente di quanto pensiamo. 


Chi compra un regalo lo fa spesso, senza rendersene conto, pensando alla reazione immediata di chi aprirà il pacchetto, il cosiddetto «wow factor», che non sempre corrisponde a un effettivo gradimento. Se si vuole regalare qualcosa che sarà apprezzato in maniera duratura bisognerà sforzarsi di scegliere un oggetto che vada oltre la prima reazione. «Capita spesso che il regalo scelto dopo lunghe riflessioni non sia adeguatamente valorizzato da chi lo riceve» dicono Adelle Yang e Oleg Urminsky[1], rispettivamente della National University of Singapore e dell’University of Chicago. Negli Stati Uniti ogni anno una persona su tre di quelle che ricevono un regalo finisce per chiedere di cambiarlo. Così la ricerca sta cercando di capire quali sono i motivi per i quali chi fa un regalo non riesce a massimizzare la soddisfazione di chi lo riceve. Il problema non coinvolge però solo lo scambio dei regali, ma più in generale l’ambito delle decisioni. Gli autori dello studio sulla psicologia della scelta dei regali pubblicata sulla rivista Psychological Science, Yang e Urminsky, sostengono che gli errori commessi nella scelta dei regali nascono dalla difficoltà psicologica connessa al riuscire a valutare gli altri e predire le loro preferenze. E così ci si rifugia nello «smile seeking», la ricerca di un sorriso momentaneo, magari anche solo di cortesia. Un «solito» libro o una banale pianta per la casa generano una reazione meno evidente, ma alla fine potrebbero essere più apprezzati se ben mirati. Il fatto è che, in quanto esseri sociali, durante le interazioni - compreso lo scambio di regali - dipendiamo molto dalle espressioni del viso degli altri. Non è un caso che anche sui social network come Facebook la manifestazione dell’affettività sia affidata alle emoticon, le «faccine». «Gli esseri umani sono particolarmente capaci di manifestare un’ampia gamma di emozioni attraverso il linguaggio dei gesti facciali o della vocalizzazione - dicono ancora i ricercatori Adelle Yang e Oleg Urminsky - e anche di riconoscere e interpretare in tal modo le manifestazioni affettive degli altri, che sono centrali non solo per la comunicazione, ma anche in quanto dotate di valore in sé e gratificanti. Le persone amano avere a che fare con coloro che mostrano un’affettività positiva, mentre tendono a stare lontane da coloro che mostrano espressioni affettive negative». Ecco perché le espressioni di chi riceve un regalo finiscono per essere così importanti. E sebbene un regalo dovrebbe rappresentare solo un complemento di poco conto rispetto al valore della relazione umana, la sensazione di essere riusciti a fare un regalo azzeccato indubbiamente aggiunge un certo valore alla relazione, se non altro perché è la dimostrazione del fatto che chi ha scelto il regalo si è impegnato nella scelta, proprio per il valore che attribuisce all’altra persona. Inoltre la scelta giusta sta anche a indicare che si conoscono bene i desideri dell’altro, un segnale di vicinanza psicologica di indubbio valore relazionale. Ricevere un regalo giusto dà la sensazione che l’altro ci conosca bene ed è per questo che è riuscito a indovinare il nostro desiderio. Secondo un gruppo di ricercatori statunitensi, autori di un’altra ricerca pubblicata sulla rivista Psychological Science, Jeff Galak, Julian Givi ed Eleanor Williams[2], della Carnegie Mellon University e dell’Indiana University, gli errori nella scelta dei regali possono essere attribuibili a fattori diversi, riguardanti il regalo stesso, chi lo fa e chi lo riceve. Per quanto riguarda il fattore regalo in sé e per sé, un primo aspetto è che chi lo riceve lo valuta soprattutto in maniera concreta, per la sua potenziale utilizzabilità e utilità, mentre chi lo regala lo vede attraverso una sorta di lente astratta, spesso valutandolo come oggetto divertente. Poi ci sono i fattori legati a chi regala. Per esempio, c’è chi non ama fare regali precedentemente inseriti in un lista, come si usa fare in occasione delle nozze, dal momento che può dare una sensazione di scambio eccessivamente materiale, peraltro dal valore economico ben conosciuto da entrambe le parti. Ma studi realizzati sul campo riguardanti il valore economico del regalo indicano che questo elemento sembra preoccupare di solito più chi fa il regalo che chi lo riceve. Ci sono infine i fattori specifici connessi proprio alla persona che riceve il regalo. Chi sceglie un oggetto può pensare di conoscere bene l’altra persona, ma raramente le cose stanno davvero così. Gli altri, anche quelli che crediamo di conoscere, ci sono meno trasparenti di quanto ci illudiamo e quindi è difficile indovinare davvero i loro desideri. In definitiva, quindi, come comportarsi? «Chi fa un regalo dovrebbe sceglierlo basandosi sulla previsione di quanto quel regalo sarà apprezzato da chi lo riceve una volta che lo avrà, dimenticandosi di quanto possa apparire azzeccato nel momento in cui viene aperto» concludono i tre ricercatori statunitensi.


[1] Adelle X. Yang, Oleg Urminsky, The Smile-Seeking Hypothesis: How Immediate Affective Reactions Motivate and Reward Gift Giving,  
June 19, 2018, Journal of Psychological Science

[2] J. Galak, J. Givi, E. Williams, Why Certain Gifts Are Great to Give but Not to Get, Psychological Science, 2016


 


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