Chi compra un oggetto può ritenere di sapere tutto
dell’altra persona, ma raramente le cose stanno così. Anche chi crediamo di
conoscere è spesso meno trasparente di quanto pensiamo.
Chi compra un regalo lo fa spesso,
senza rendersene conto, pensando alla reazione immediata di chi aprirà il
pacchetto, il cosiddetto «wow factor», che non sempre corrisponde a un
effettivo gradimento. Se si vuole regalare qualcosa che sarà apprezzato in
maniera duratura bisognerà sforzarsi di scegliere un oggetto che vada oltre la
prima reazione. «Capita spesso che il regalo scelto dopo lunghe riflessioni non
sia adeguatamente valorizzato da chi lo riceve» dicono Adelle Yang e Oleg
Urminsky[1],
rispettivamente della National University of Singapore e dell’University of
Chicago. Negli Stati Uniti ogni anno una persona su tre di quelle che ricevono
un regalo finisce per chiedere di cambiarlo. Così la ricerca sta cercando di
capire quali sono i motivi per i quali chi fa un regalo non riesce a
massimizzare la soddisfazione di chi lo riceve. Il problema non coinvolge però
solo lo scambio dei regali, ma più in generale l’ambito delle decisioni. Gli autori
dello studio sulla psicologia della scelta dei regali pubblicata sulla rivista Psychological Science, Yang e
Urminsky, sostengono che gli errori commessi nella scelta dei regali nascono
dalla difficoltà psicologica connessa al riuscire a valutare gli altri e
predire le loro preferenze. E così ci si rifugia nello «smile seeking», la
ricerca di un sorriso momentaneo, magari anche solo di cortesia. Un «solito»
libro o una banale pianta per la casa generano una reazione meno evidente, ma
alla fine potrebbero essere più apprezzati se ben mirati. Il fatto è che, in
quanto esseri sociali, durante le interazioni - compreso lo scambio di regali -
dipendiamo molto dalle espressioni del viso degli altri. Non è un caso che
anche sui social network come Facebook la manifestazione dell’affettività sia
affidata alle emoticon, le «faccine». «Gli esseri umani sono particolarmente
capaci di manifestare un’ampia gamma di emozioni attraverso il linguaggio dei
gesti facciali o della vocalizzazione - dicono ancora i ricercatori Adelle Yang
e Oleg Urminsky - e anche di riconoscere e interpretare in tal modo le
manifestazioni affettive degli altri, che sono centrali non solo per la
comunicazione, ma anche in quanto dotate di valore in sé e gratificanti. Le
persone amano avere a che fare con coloro che mostrano un’affettività positiva,
mentre tendono a stare lontane da coloro che mostrano espressioni affettive
negative». Ecco perché le espressioni di chi riceve un regalo finiscono per
essere così importanti. E sebbene un regalo dovrebbe rappresentare solo un complemento
di poco conto rispetto al valore della relazione umana, la sensazione di essere
riusciti a fare un regalo azzeccato indubbiamente aggiunge un certo valore alla
relazione, se non altro perché è la dimostrazione del fatto che chi ha scelto
il regalo si è impegnato nella scelta, proprio per il valore che attribuisce
all’altra persona. Inoltre la scelta giusta sta anche a indicare che si
conoscono bene i desideri dell’altro, un segnale di vicinanza psicologica di
indubbio valore relazionale. Ricevere un regalo giusto dà la sensazione che
l’altro ci conosca bene ed è per questo che è riuscito a indovinare il nostro
desiderio. Secondo un gruppo di ricercatori statunitensi, autori di un’altra
ricerca pubblicata sulla rivista Psychological
Science, Jeff Galak, Julian Givi ed Eleanor Williams[2],
della Carnegie Mellon University e dell’Indiana University, gli errori nella
scelta dei regali possono essere attribuibili a fattori diversi, riguardanti il
regalo stesso, chi lo fa e chi lo riceve. Per quanto riguarda il fattore regalo
in sé e per sé, un primo aspetto è che chi lo riceve lo valuta soprattutto in
maniera concreta, per la sua potenziale utilizzabilità e utilità, mentre chi lo
regala lo vede attraverso una sorta di lente astratta, spesso valutandolo come
oggetto divertente. Poi ci sono i fattori legati a chi regala. Per esempio, c’è
chi non ama fare regali precedentemente inseriti in un lista, come si usa fare
in occasione delle nozze, dal momento che può dare una sensazione di scambio
eccessivamente materiale, peraltro dal valore economico ben conosciuto da
entrambe le parti. Ma studi realizzati sul campo riguardanti il valore
economico del regalo indicano che questo elemento sembra preoccupare di solito
più chi fa il regalo che chi lo riceve. Ci sono infine i fattori specifici
connessi proprio alla persona che riceve il regalo. Chi sceglie un oggetto può
pensare di conoscere bene l’altra persona, ma raramente le cose stanno davvero
così. Gli altri, anche quelli che crediamo di conoscere, ci sono meno
trasparenti di quanto ci illudiamo e quindi è difficile indovinare davvero i
loro desideri. In definitiva, quindi, come comportarsi? «Chi fa un regalo
dovrebbe sceglierlo basandosi sulla previsione di quanto quel regalo sarà
apprezzato da chi lo riceve una volta che lo avrà, dimenticandosi di quanto
possa apparire azzeccato nel momento in cui viene aperto» concludono i tre
ricercatori statunitensi.
[1] Adelle X. Yang, Oleg Urminsky, The Smile-Seeking
Hypothesis: How Immediate Affective Reactions Motivate and Reward Gift Giving,
June 19,
2018, Journal of Psychological Science
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